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Carceri, Terni, Covid: “Guardasigilli Bonafede assente ingiustificato”

Alla Casa Ciricondariale di Terni non c’è soltanto il virus, la situazione scatenante causa pandemia parte da lontano, l'afflusso indiscriminato di detenuti dal Provveditorato Umbria-Toscana nelle perifefie che rischia di generare il defiintivo collasso anche sanitario. La "casella" Terni diventa oggetto di un problema nazionale generato dall'inefficienza di un'organizzazione latente ed inefficace.

La fotografia si riflette nella relazione che il garante umbro dei detenuti, Stefano Anastasia, ha presentato alla terza commissione del consiglio regionale, presieduta da Eleonora Pace. Il dossier sulle carceri umbre ha ricevuto l’approvazione della commissione, con l’unico voto contrario espresso dal consigliere regionale Valerio Mancini (Lega). Dopo aver accorpato il Provveditorato dell'Umbria con la Toscana il territorio verde d'Italia ha e sta vivendo l'afflusso indiscriminato di detenuti ribelli e problematici senza l'apporto di un conseguente aumento delle forze in divisa. Uno scambio non equo e discriminante che mina la sicurezza di tutta la società, un'azione senza precedenti sottovalutata da tutte le istituzioni.

Nell’audizione del garante dei detenuti, è stato sottolineato come “la principale criticità attuale delle strutture penitenziarie umbre è data dal cluster nell’istituto di Terni con 73 detenuti positivi al Covid, di cui 3 ospedalizzati, uno in rianimazione. Si tratta della cifra massima riscontrata in un singolo istituto penitenziario in Italia. Riflesso minore sul personale con 6 casi di polizia penitenziaria a Terni e 10 a Spoleto”. Al momento in Umbria ci sono 1.362 detenuti per 1.323 posti regolamentari, quindi con un sovraffollamento minimo del 3 per cento, inferiore al dato nazionale del 10 e in calo rispetto all’anno precedente. Anche qui la criticità maggiore di sovraffollamento è su Terni, 500 presenze, così come la massima vacanza di organico di polizia penitenziaria, 206 per 241 posti, con la copertura dell’85 per cento dell’organico. Terni per l'ennesima volta si dimostra che è dimenticata da tutti, troppi detenuti e sempre meno personale, il Provveditorato ovviamente tace e il Dap si trincera nel burocratismo più becero.

A Terni c'è il massimo sovraffolamento e la massima diffusione del virus ma da Roma silenzio assordante, troppi tamponi ai detenuti e al personale non devono diventare un palliativo, tutto il mondo carcere è a rischio implosione e la sicurezza va salvaguardata a tuttii. L'esempio di Terni dovrebbe far riflettere a tutti. Sospendere immediatamente i colloqui e creare le condizioni per la sicurezza sanitaria, con percorsi puliti e sporchi e con le zone grigie è un obbligo. Ministro Bonafede è ora che si interessi del proprio Dipartimento, i sacrifici e lo spirito del corpo di polizia penitenziaria è arrivato ai titoli di coda e i prossimi scenari potrebbero diventare peggio delle trasmissioni di Massimo Giletti. Il cluster è sostanzialmente chiuso, la gestione e l'assistenza a Terni va preservata solo con il trasferimento di detenuti negativi. La prima risposta non è stata positiva ma non c'è peggior sordo che non vuol sentire Ministro, ascolti chi sicuramente conosce alcune dinamiche più di lei. Il dato è vergognoso per l'Umbria su 1.300 detenuti attuali, circa un migliaio proviene da fuori Regione e con la situazione attuale la rivendicazione della territorialità della pena è sempre attuale.

Il ministro si adegui alle norme costituzionali e ripristini uno stato di diritto, in questo modo la sicurezza e il rispetto dei diritti sarebbe assicurato a tutti. Il sistema umbro è destinato a persone lontane dall’Umbria e un nuovo padiglione a Perugia sarebbe l'ennesimo errore per decongestionare le strutture ricettive del sud. L'Umbria è stanca di diventare un ricettacolo accogliente di criminalità senza organizzazione, gli interessi di altri non possono inficiare la sicurezza di tutti.

Roma, 7 Novembre 2020

Francesco Petrelli

Dirigente Nazionale SIPPE

Last modified on Domenica, 08 Novembre 2020 14:59
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