Il SIPPE, Sindacato Polizia Penitenziaria
Roma, 06 Feb. 2024 - Ci sono uomini e donne che ogni giorno ...
Ennesima denuncia del SIPPE e del SINAPPE sulla difficile
In seguito alla sentenza del TAR del Lazio che, valutando ...
Si innalza il tempo minimo di permanenza nella sede di prima ...
Si è svolta nella mattinata odierna, alla presenza della
Redazione

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Si è da pochissimo concluso l’incontro tra le OO.SS. e la Parte Pubblica, tenutosi presso il DAP, relativo a quanto in oggetto. Il piano presentato dall’Amministrazione non ha tenuto conto delle vere necessità degli Istituti: appare parziale e lacunoso e non rispecchia la lettura dei dati forniti, che rivelano le esigenze territoriali. La quota di ripartizione proposta dai Prap è sbagliata, viziata da una errata interpretazione di fondo. Partendo dalle carenze nei ruoli Sovr./Ag.– a dispetto dell’incremento netto previsto dal DAP, come da informazione preventiva, alcuni Provveditorati sarebbero fortemente penalizzati. Basti pensare ai Prap di Roma e Palermo, dove l’incremento previsto coprirebbe rispettivamente solo il 24 ed il 21% dell’effettiva esigenza, (esigenza che si evince anche dallo studio dell’ultimo esercizio finanziario). I suddetti PRAP infatti, hanno visto crescere sia il consumo di lavoro straordinario, che il residuo delle ferie da fruire, sintomo di compromesse organizzazioni del lavoro, dovute ad una grave carenza dell’organico. Ampliato l’incremento previsto, nella misura di 7 unità, per il Lazio e 12 per la Sicilia, da reperire attraverso ulteriore scorrimento della graduatoria nazionale. Caso criptico anche per il Triveneto dove abbiamo fatto notare, pur essendoci nell’Istituto di Trento una gravissima carenza di personale (la seconda della regione), l’incremento previsto dal piano dell’Amministrazione è pari a 0 uomini e 2 donne! Discorso analogo per la Sardegna. Anche per questi casi quindi, pur mantenendo il numero di incremento previsto, si è riusciti ad ottenere una diversa ripartizione delle unità, tali da soddisfare maggiormente le esigenze individuali. Secondo noi l’Amministrazione Penitenziaria avrebbe dovuto, in primis, indicare in quali Istituti apriranno nuovi padiglioni, definire l’arco temporale necessario all’avvio a regime e poi procedere alla mobilità del personale, determinando un netto incremento. Questo è un dato incontrovertibile: se si apre una sezione o un padiglione, deve essere assegnato del personale effettivo, rifuggendo da ipotesi di assegnazione provvisoria. Solo in tal modo si potrà invertire il trend! Sul punto, il Direttore Generale dott. Parisi, si è riservato di indicare quali saranno i penitenziari interessati dal piano edilizio (oltre Rovigo e Vicenza, dove è certa l’apertura di sezioni AS), affinché si possa valutare in tempo la mobilità. Serve conoscere poi il “piano Legge 104”; basti pensare infatti che dal 173° Corso in poi, sono state effettuate circa 500 movimentazioni provvisorie in regime di Legge 104/92. Proprio per questo, visti gli ulteriori provvedimenti con decorrenza sett./ott. 2019, è stato chiesto di conoscere quante sono le istanze in attesa di definizione. Per ciò che attiene la Giustizia Minorile, pare che le 45 unità dei neo agenti individuate, non siano pienamente sufficienti per il fabbisogno operativo, motivo per cui c’è in previsione un interpello straordinario, atto ad incrementare l’organico degli IPM, oltre quello previsto per reperire circa 50 unità per la costituzione dei Nuclei E.P.E. Infine è stato evidenziato come, nonostante sia stato firmato il decreto di dimissione di alcune basi navali (Favignana e Nisida), il personale assegnato non può ancora essere “sbarcato”; ciò significa che il predetto non può essere impiegato fattivamente nella sede effettiva. Come sempre, vi terremo aggiornati sugli sviluppi.

Roma, 9 luglio 2019

Il 20 giugno scorso, alle ore 17.00, presso la Sala del Consiglio Comunale di Palazzo dei Priori di Viterbo si è tenuto il consiglio comunale straordinario, avente ad oggetto “L’attuale situazione della Casa Circondariale Mammagialla". “Speravamo che durante l’incontro ci fosse anche la possibilità di parlare in concreto delle difficili condizioni di lavoro delle donne e degli uomini della polizia penitenziaria, ma l’argomento, invece, ha riguardato le condizioni dei detenuti, senza ascoltare i rappresentati dei lavoratori. Lo riferiscono i dirigenti sindacali del Si.P.Pe. Maffettone e Muzi, nonché il Segretario Regionale del Si.Na.P.Peh Pierucci. La polizia penitenziaria di Viterbo - affermano i sindacalisti- merita la giusta considerazione e ciò che è accaduto durante il consiglio straordinario, alla presenza del sottosegretario alla Giustizia Vittorio Ferraresi (M5S), ci ha lasciati perplessi. Secondo i sindacalisti, affrontare temi come il carcere, senza conoscere le difficili condizioni di lavoro della polizia penitenziaria, è un fatto inaccettabile e dimostra che non c’è la volontà politica di risolvere i problemi del sistema penitenziario. Nel carcere di Viterbo, le maggiori difficoltà passano per un organico ridotto di polizia penitenziaria. Su 320 poliziotti previsti, ce ne sono 266, obbligati a gestire 560 detenuti, numero in continuo aumento. Al Mammagialla - continuano i sindacalisti del Si.P.Pe. e Si.Na.P.Pe. - non c’è un clima di conflittualità da smontare, come sostenuto dal garante dei detenuti Lazio, ma rischia di esserci un’emergenza di ordine pubblico per la nota carenza di personale, il sovraffollamento dei detenuti e i continui eventi critici. Il Governo deve intervenire con atti concreti e non con riunioni dove da anni si parla sempre delle stesse cose. Nei banchi del consiglio regionale, oltre a consiglieri e assessori, molti gli intervenuti, deputati e senatori della Tuscia, Fusco (Lega), Battistoni (FI), Rotelli (FdI), Maiorino (M5s), il direttore Asl Donetti, consiglieri regionali (Blasi M5s, Colosimo FdI, Panunzi Pd), rappresentanti di avvocati e camere penali, oltre al sottosegretario al ministero della Giustizia, Vittorio Ferraresi (M5s). Non vi era il Comandante della Polizia Penitenziaria di Viterbo, il quale avrebbe potuto dare un suo autorevole contributo. Una riunione che con molta probabilità non produrrà alcun effetto - concludono i sindacalisti - visto che si è parlato di carcere senza però ascoltare le opinioni di chi conosce bene quell’ambiente, cioè la polizia penitenziaria.

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